lunedì 7 maggio 2012

EGITTO :la rivoluzione è all'inizio

EGITTO, NO TRIBUNALI MILITARI PER I CIVILI. ANZI SI’

Il Parlamento presenta una legge a metà: il nuovo divieto di processare cittadini presso corti dell’esercito si applica solo a Capi di Stato civili e non all’attuale giunta militare. Da febbraio 2011 a oggi, 12mila i processi a civili egiziani giudicati da corti dell’esercito.

EMMA MANCINI
Roma, 7 maggio 2012, Nena News – Una legge a metà per una rivoluzione a metà. Dopo i durissimi scontri del 4 maggio in piazza Abbaseya al Cairo, con un bilancio finale di tre morti, 100 feriti e centinaia di arrestati, il Parlamento egiziano ha presentato ieri una legge che dovrebbe impedire che civili vengano giudicati nei tribunali militari. Sotto il regime di Hosni Mubarak, era in mano al presidente il potere di indirizzare imputati civili presso il giudizio delle corti dell’esercito.
Ma le associazioni per i diritti umani mettono in guardia: la nuova legge si applicherebbe soltanto nel caso il Capo di Stato sia un civile, quando l’attuale governo egiziano è formato da generali dell’esercito, in attesa delle elezioni presidenziali del prossimo mese. In effetti, il Parlamento non ha intaccato il potere della giunta militare di porre civili al cospetto di corti militari, ma vorrebbe meramente eliminare tale prerogativa dalle mani del presidente. Nella seduta parlamentare di ieri si è infatti discusso della possibilità di cancellare l’articolo 6 della legge sui processi militari, mantenendo saldo il potere dell’esecutivo militare di decidere dove processare i civili.
Una scelta dettata dall’utilizzo frequente che l’ex dittatore Mubarak faceva di una simile misura, soprattutto nei confronti di membri di gruppi islamici, oggi maggioranza in Parlamento. “Il Parlamento guidato dagli islamisti – ha commentato Heba Morayef di Human Rights Watch – guarda solo a quanto accade ai fatti propri e non si cura delle migliaia di civili nelle carceri militari”.
Attualmente, secondo il gruppo “No to Military Trials”, dal febbraio dello scorso anno ad oggi si sono tenuti già 12mila processi a cittadini egiziani presso corti militari, la stragrande maggioranza dei quali arrestati durante le proteste di piazza e i giorni della Primavera egiziana. Processi a porte chiuse, senza un’adeguata tutela legale.
La reazione dell’esercito non si è fatta attendere: i processi presso le corti militari sono equi e necessari a mantenere un ordine che tribunali civili non saprebbero garantire, hanno fatto sapere tramite portavoce. Ma non si è fatta attendere nemmeno la risposta del popolo egiziano: ieri pomeriggio centinaia di manifestanti si sono ritrovati di fronte alla sede della Corte Suprema nella capitale per chiedere l’immediato rilascio di oltre 300 dimostranti arrestati dall’esercito durante le proteste di piazza di venerdì al quartier generale del Ministero della Difesa in piazza Abbaseya.
Manifestazioni continue che smascherano il governo di transizione, il nuovo Parlamento a maggioranza islamista e le sue politiche neoliberiste, che poco hanno a che vedere con il cambiamento radicale e le riforme per cui centinaia di egiziani hanno dato la vita durante la rivoluzione. Ieri una marcia di protesta si è tenuta anche a pochi passi alla sede del Parlamento, con i manifestanti costretti a fermarsi nella vicina Qasr al-Eini Street sotto lo stretto controllo di polizia e esercito. Nena News

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