Come si fa a... Restare Umani? |
"It's like screaming at a wall, someday it's gonna fall" cantavano i Minor Threat trent'anni fa. Un pezzo che sembra quasi in sintonia con questo spettacolo a due voci di Ultimo Teatro, andato in scena ieri a Barletta e presentato dal coordinamento PugliaPalestina con la collaborazione del collettivo Exit; nudo, crudo e senza filtri. Nessuna concessione alle ipocrite prosopopee del politically correct in cui i media nostrani sguazzano beatamente. Quello che ha preso vita ieri sera nella libreria Punto Einaudi altro non è che l'urlo in presa diretta di una popolazione che sopporta una occupazione brutale da più di mezzo secolo, ma che non ha ancora sventolato bandiera bianca. Una popolazione che continua a resistere nonostante i soprusi quotidiani, la violenza sistematica, il silenzio di organi d'informazione più preoccupati di tutelare la fiabesca immagine che uno stato cinico e i suoi alleati hanno creato negli anni, che di riportare la realtà effettiva delle cose, bollando chi osa contraddirli come chissà quale mostro revisionista o antisemita.
Non si può definire antisemitismo raccontare i novelli gironi danteschi dei quasi settecento check points
sparsi nei territori occupati, in cui transitano centinaia di
lavoratori palestinesi ogni giorno. E non si può definire antisemitismo
raccontare come quelle interminabili ed umilianti code non siano altro
che il risultato dell'espropriazione coatta di terra e mezzi di
sostentamento da parte dello Stato di Israele.
Basandosi su testi di Vittorio Arrigoni e Mhamoud Derwish,
l'UltimoTeatro di Pistoia ha il merito di riportare la questione
all'essenziale: il punto di vista di chi è vittima, la sua rabbia, la
sua disperazione. Il racconto di chi è lì e subisce il peso della storia
senza averne colpa.
Luca Privitero ed Elena Ferretti
narrano di ingiustizie e frustrazioni in un set minimale, accompagnati
solo da qualche breve punteggiatura musicale, come a lasciare il campo
libero ai movimenti di un racconto che non esita a farsi brutale,
disperato, che scalpita e urla, e che va a cozzare contro un muro fatto
di muta rassegnazione, di silenzi, di falsità prese per buone. Come
urlare imprecazioni a quel mostro di calcestruzzo che separa la striscia
di Gaza dal territorio di Israele, rinchiudendola in un abbraccio
letale. Non è un caso che il leit-motiv della rappresentazione diventi
una semplice domanda: “come si fa a restare umani?”.
E probabilmente il valore dell'opera è anche dato da questa costante
tensione, da questa dialettica ricorsiva e sfiancante, tra una
situazione che sembra senza via d'uscita, inumana e annichilente, e la
necessità di r/esistere. O, come ripeteva Vittorio Arrigoni, la
necessità di "Restare Umani".
Da
non dimenticare come lo spettacolo sia stato presentato per sostenere
il progetto del Coordinamento PugliaPalestina a supporto dei pescatori
della striscia di Gaza, categoria tra le più colpite dall'embargo
israeliano e dall'occupazione. Il progetto prevede una raccolta di fondi
per permettere l'acquisto di materiali indispensabili a sostenere
questa fondamentale attività di sostentamento economico. Per avere
maggiori informazioni sul progetto e come sostenerlo: http://pugliapalestina.wordpress.com/sostieni-il-progetto/
UltimoTeatro, pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/UltimoTeatro-LabAct-Incursioni-Urbane/134724366598498
Coordinamento PugliaPalestina: http://pugliapalestina.wordpress.com
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