mercoledì 2 marzo 2016

Continua il genocidio.

Secondo l’esercito sono entrati nell’insediamento illegale di Eli e hanno aggredito un colono. La protesta delle associazioni Addameer e Adalah: nove corpi di palestinesi uccisi dalle forze armate non sono mai stati riconsegnati alle famiglie
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma'an News)
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma’an News)
della redazione
Roma, 2 marzo 2016, Nena News – Altri due minorenni palestinesi hanno perso la vita oggi, uno stillicidio ormai inarrestabile dallo scorso primo ottobre: Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam, entrambi 17enne, entrambi residenti nel vicino villaggio di Qaryot, sono stati uccisi dall’esercito israeliano all’interno della colonia di Eli in Cisgiordania, a sud di Nablus. Secondo fonti militari, i due si sono infiltrati nell’insediamento e hanno accoltellato un colono, soldato in riserva uscito di casa in uniforme, prima di venir colpiti dal fuoco israeliano. Inoltre, dice l’esercito, avevano anche una pistola nascosta poco lontano.
L’esercito israeliano spara alla testa, al petto, non ha come obiettivo l’arresto, una pratica condannata da organizzazioni internazionali come Amnesty International e più recentemente addirittura dal capo di stato maggiore israeliano, il generale Gadi Eisenkot: i soldati e i poliziotti si fanno giudici ed esecutori, uccidono sul posto ragazzi che in mano hanno coltelli e non armi da fuoco.
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma'an News)
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma’an News)
Supera ormai i 190 il bilancio dei morti palestinesi in questi mesi di sollevazione, 28 le vittime israeliane. Ogni giorno si chiude con la notizia di uccisioni, ferimenti, violenze: ieri era toccato ad un giovane palestinese di 24 anni, Eyad Omar Sajadiya, ucciso nel campo profughi di Qalandiya dopo essere stato colpito alla testa durante un’incursione dell’esercito. I militari intendevano evacuare due soldati che, non si sa per quale ragione, sono entrati nel campo e sono diventati target di palestinesi armati. Questa mattina si sono tenuti i funerali nel campo: mentre i negozi per rissetto restavano chiusi, in centinaia hanno partecipato alle esequie intonando slogan contro l’occupazione israeliana e i suoi crimini. 
Restano ancora in attesa dei corpi dei loro cari nove famiglie, a cui le autorità israeliane – fanno sapere le associazioni palestinesi Adalah e Addameer – non hanno riconsegnato i corpi di familiari uccisi durante presunti attacchi. “Sono ormai trascorsi oltre quattro mesi – dicono le due organizzazioni – una grave violazione del diritto umanitario internazionale che include anche i diritti alla dignità, alla libertà di religione e alla pratica della propria cultura”. Una punizione collettiva, spiegano, più volte praticata dalle autorità di Tel Aviv che si giustifica affermando che i funerali sono occasione di proteste e scontri. Al contrario, proprio tali violazioni aumentano la rabbia e la disperazione di molte famiglie palestinesi, oltre ad impedire autopsie indipendenti e quindi indagini sull’accaduto. Nena News

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Secondo l’esercito sono entrati nell’insediamento illegale di Eli e hanno aggredito un colono. La protesta delle associazioni Addameer e Adalah: nove corpi di palestinesi uccisi dalle forze armate non sono mai stati riconsegnati alle famiglie
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma'an News)
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma’an News)
della redazione
Roma, 2 marzo 2016, Nena News – Altri due minorenni palestinesi hanno perso la vita oggi, uno stillicidio ormai inarrestabile dallo scorso primo ottobre: Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam, entrambi 17enne, entrambi residenti nel vicino villaggio di Qaryot, sono stati uccisi dall’esercito israeliano all’interno della colonia di Eli in Cisgiordania, a sud di Nablus. Secondo fonti militari, i due si sono infiltrati nell’insediamento e hanno accoltellato un colono, soldato in riserva uscito di casa in uniforme, prima di venir colpiti dal fuoco israeliano. Inoltre, dice l’esercito, avevano anche una pistola nascosta poco lontano.
L’esercito israeliano spara alla testa, al petto, non ha come obiettivo l’arresto, una pratica condannata da organizzazioni internazionali come Amnesty International e più recentemente addirittura dal capo di stato maggiore israeliano, il generale Gadi Eisenkot: i soldati e i poliziotti si fanno giudici ed esecutori, uccidono sul posto ragazzi che in mano hanno coltelli e non armi da fuoco.
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma'an News)
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma’an News)
Supera ormai i 190 il bilancio dei morti palestinesi in questi mesi di sollevazione, 28 le vittime israeliane. Ogni giorno si chiude con la notizia di uccisioni, ferimenti, violenze: ieri era toccato ad un giovane palestinese di 24 anni, Eyad Omar Sajadiya, ucciso nel campo profughi di Qalandiya dopo essere stato colpito alla testa durante un’incursione dell’esercito. I militari intendevano evacuare due soldati che, non si sa per quale ragione, sono entrati nel campo e sono diventati target di palestinesi armati. Questa mattina si sono tenuti i funerali nel campo: mentre i negozi per rissetto restavano chiusi, in centinaia hanno partecipato alle esequie intonando slogan contro l’occupazione israeliana e i suoi crimini. 
Restano ancora in attesa dei corpi dei loro cari nove famiglie, a cui le autorità israeliane – fanno sapere le associazioni palestinesi Adalah e Addameer – non hanno riconsegnato i corpi di familiari uccisi durante presunti attacchi. “Sono ormai trascorsi oltre quattro mesi – dicono le due organizzazioni – una grave violazione del diritto umanitario internazionale che include anche i diritti alla dignità, alla libertà di religione e alla pratica della propria cultura”. Una punizione collettiva, spiegano, più volte praticata dalle autorità di Tel Aviv che si giustifica affermando che i funerali sono occasione di proteste e scontri. Al contrario, proprio tali violazioni aumentano la rabbia e la disperazione di molte famiglie palestinesi, oltre ad impedire autopsie indipendenti e quindi indagini sull’accaduto. Nena News

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Secondo l’esercito sono entrati nell’insediamento illegale di Eli e hanno aggredito un colono. La protesta delle associazioni Addameer e Adalah: nove corpi di palestinesi uccisi dalle forze armate non sono mai stati riconsegnati alle famiglie
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma'an News)
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma’an News)
della redazione
Roma, 2 marzo 2016, Nena News – Altri due minorenni palestinesi hanno perso la vita oggi, uno stillicidio ormai inarrestabile dallo scorso primo ottobre: Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam, entrambi 17enne, entrambi residenti nel vicino villaggio di Qaryot, sono stati uccisi dall’esercito israeliano all’interno della colonia di Eli in Cisgiordania, a sud di Nablus. Secondo fonti militari, i due si sono infiltrati nell’insediamento e hanno accoltellato un colono, soldato in riserva uscito di casa in uniforme, prima di venir colpiti dal fuoco israeliano. Inoltre, dice l’esercito, avevano anche una pistola nascosta poco lontano.
L’esercito israeliano spara alla testa, al petto, non ha come obiettivo l’arresto, una pratica condannata da organizzazioni internazionali come Amnesty International e più recentemente addirittura dal capo di stato maggiore israeliano, il generale Gadi Eisenkot: i soldati e i poliziotti si fanno giudici ed esecutori, uccidono sul posto ragazzi che in mano hanno coltelli e non armi da fuoco.
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma'an News)
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma’an News)
Supera ormai i 190 il bilancio dei morti palestinesi in questi mesi di sollevazione, 28 le vittime israeliane. Ogni giorno si chiude con la notizia di uccisioni, ferimenti, violenze: ieri era toccato ad un giovane palestinese di 24 anni, Eyad Omar Sajadiya, ucciso nel campo profughi di Qalandiya dopo essere stato colpito alla testa durante un’incursione dell’esercito. I militari intendevano evacuare due soldati che, non si sa per quale ragione, sono entrati nel campo e sono diventati target di palestinesi armati. Questa mattina si sono tenuti i funerali nel campo: mentre i negozi per rissetto restavano chiusi, in centinaia hanno partecipato alle esequie intonando slogan contro l’occupazione israeliana e i suoi crimini. 
Restano ancora in attesa dei corpi dei loro cari nove famiglie, a cui le autorità israeliane – fanno sapere le associazioni palestinesi Adalah e Addameer – non hanno riconsegnato i corpi di familiari uccisi durante presunti attacchi. “Sono ormai trascorsi oltre quattro mesi – dicono le due organizzazioni – una grave violazione del diritto umanitario internazionale che include anche i diritti alla dignità, alla libertà di religione e alla pratica della propria cultura”. Una punizione collettiva, spiegano, più volte praticata dalle autorità di Tel Aviv che si giustifica affermando che i funerali sono occasione di proteste e scontri. Al contrario, proprio tali violazioni aumentano la rabbia e la disperazione di molte famiglie palestinesi, oltre ad impedire autopsie indipendenti e quindi indagini sull’accaduto. Nena News

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I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma'an News)
I funerali di Eyad Omar Sajadiya, a Qalanidya (Foto: Ma’an News)
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Roma, 2 marzo 2016, Nena News – Altri due minorenni palestinesi hanno perso la vita oggi, uno stillicidio ormai inarrestabile dallo scorso primo ottobre: Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam, entrambi 17enne, entrambi residenti nel vicino villaggio di Qaryot, sono stati uccisi dall’esercito israeliano all’interno della colonia di Eli in Cisgiordania, a sud di Nablus. Secondo fonti militari, i due si sono infiltrati nell’insediamento e hanno accoltellato un colono, soldato in riserva uscito di casa in uniforme, prima di venir colpiti dal fuoco israeliano. Inoltre, dice l’esercito, avevano anche una pistola nascosta poco lontano.
L’esercito israeliano spara alla testa, al petto, non ha come obiettivo l’arresto, una pratica condannata da organizzazioni internazionali come Amnesty International e più recentemente addirittura dal capo di stato maggiore israeliano, il generale Gadi Eisenkot: i soldati e i poliziotti si fanno giudici ed esecutori, uccidono sul posto ragazzi che in mano hanno coltelli e non armi da fuoco.
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma'an News)
Muhammad Hisham Ali Zaghlawan e Labeeb Khaldoon Anwar Azzam (Fonte: Ma’an News)
Supera ormai i 190 il bilancio dei morti palestinesi in questi mesi di sollevazione, 28 le vittime israeliane. Ogni giorno si chiude con la notizia di uccisioni, ferimenti, violenze: ieri era toccato ad un giovane palestinese di 24 anni, Eyad Omar Sajadiya, ucciso nel campo profughi di Qalandiya dopo essere stato colpito alla testa durante un’incursione dell’esercito. I militari intendevano evacuare due soldati che, non si sa per quale ragione, sono entrati nel campo e sono diventati target di palestinesi armati. Questa mattina si sono tenuti i funerali nel campo: mentre i negozi per rissetto restavano chiusi, in centinaia hanno partecipato alle esequie intonando slogan contro l’occupazione israeliana e i suoi crimini. 
Restano ancora in attesa dei corpi dei loro cari nove famiglie, a cui le autorità israeliane – fanno sapere le associazioni palestinesi Adalah e Addameer – non hanno riconsegnato i corpi di familiari uccisi durante presunti attacchi. “Sono ormai trascorsi oltre quattro mesi – dicono le due organizzazioni – una grave violazione del diritto umanitario internazionale che include anche i diritti alla dignità, alla libertà di religione e alla pratica della propria cultura”. Una punizione collettiva, spiegano, più volte praticata dalle autorità di Tel Aviv che si giustifica affermando che i funerali sono occasione di proteste e scontri. Al contrario, proprio tali violazioni aumentano la rabbia e la disperazione di molte famiglie palestinesi, oltre ad impedire autopsie indipendenti e quindi indagini sull’accaduto. Nena News

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