Roma, 07 maggio 2012, Nena News – Tra imponenti misure di sicurezza i siriani da questa mattina alle 7 si recano alle urne per scegliere tra 7.195 candidati i 250 deputati del Parlamento, il primo eletto dopo la recente riforma costituzionale voluta dal presidente Bashar Assad. L’opposizione siriana perà ha invitato la popolazione a boicottare le urne e in diverse aree del paese, dove è in atto la rivolta armata contro il regime, il voto di fatto non si svolgerà o vedrà una partecipazione minima.
I leader dell’opposizione affermano che Assad tenta di legittimare il suo regime dopo 13 mesi di proteste e violenze che avrebbero fatto più di 10mila morti tra civili, soldati e poliziotti  governativi, ribelli armati e disertori. Eppure per la prima volta, seppur in teoria, i siriani hanno la possibilità di votare anche per altri partiti oltre quello Baath, che domina da 50 anni.
Sono stati fondati negli ultimi mesi nove nuovi partiti e tra questi sette hanno presentato proprie liste alle elezioni. Il Baath e le forze politiche alleate si presentano nella coalizione denominata  “Fronte progressista nazionale”. «Vado a votare perchè sostengo le riforme, il nuovo parlamento dovrà occuparsi prima di ogni altra cosa della disoccupazione per evitare che i siriani debbano emigrare», ha detto all’agenzia Afp, Shahba Karim, 18 anni, che oggi vota per la prima volta. Allo stesso tempo Karim dubita che queste elezioni «portino alla fine della crisi» sanguinosa in atto in Siria. «Queste elezioni dovranno dimostrarsi credibili e spero che il popolo partecipi, sono l’unica via d’uscita», ha aggiunto da parte sua Laith al Allaj, studente universitario di 22 anni.
Tanti altri si dicono scettici, non credono che il voto porterà cambiamenti significativi al drammatico quadro interno siriano o aiuterà il rispetto della fragile tregua in vigore dal 12 aprile. Gli osservatori dell’Onu, giunti nelle scorse settimane per monitorare il cessate il fuoco, da parte loro sottolineano che violazioni sono state compiute da entrambe la parti in conflitto: l’esercito governativo e i ribelli armati. Bashar al Haraki, del Consiglio nazionale siriano, uno dei raggruppamenti dell’opposizione, ha etichettato il voto come una «farsa» organizzata dal regime di Bashar Assad «per guadagnare tempo» e «ingannare la comunità internazionale».
Anche i paesi sostenitori della rivolta armata contro Assad, a cominciare dalla Turchia e dagli Stati Uniti, non danno alcun peso al voto di oggi. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan, un tempo alleato di Assad e ora suo principale nemico, ieri ha pronunciato parole di fuoco contro il presidente siriano del quale si è augurato l’uscita di scena definitiva al più presto possibile. Ankara, che ospita nel suo territorio alcune migliaia di sfollati siriani fuggiti da combattimenti e bombardamenti, nelle scorse settimane ha evocato il ricorso alla Nato per proteggere le sue frontiere con la Siria. Una possibilità che aprirebbe la strada all’Alleanza Atlantica per lanciare attacchi aerei sulla Siria, simili a quelli dello scorso anno contro la Libia di Moamar Gheddafi.
I 12mila seggi elettorali chiuderanno questa sera alle 21  italiane. Nena News
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