mercoledì 4 luglio 2012

music for peace a Gaza


LA MISSIONE

Gaza, partono altri aiuti umanitari
nel sesto "compleanno" del blocco

A compiere il viaggio, attraverso l'Egitto, è  Music For Peace 1 nel su quarto viaggio verso la "Striscia". Il materiale raccolto dall'associazione è tutto destinato agli ospedali: un ecocardiografo, una sala raggi toracica, una panoramica dentale, defibrillatori, sette ambulanze, una autovettura e 150 tonnellate di generi di prima necessità

di LAURA LANDOLFI ROMA - Medicinali e generi di prima necessità dove c'è bisogno: è la missione di  Music For Peace 2, che per la quarta volta arriva in a Gaza. Con Stefano Rebora, che dell'associazione è presidente, il 28 giugno scorso sono partiti per Alessandria d'Egitto Fabio Palli, Valentina Gallo Afflitto e Sonia Marucci, assieme a sei containers carichi di aiuti che, se tutto va bene, tra domenica e lunedì dovrebbero raggiungere Gaza. Cosa non certo facile. Del resto, i precedenti non mancano: uno dei più disastrosi fu quello della Mavi Marmara, la nave della Freedom Flottiglia 3 diretta a Gaza dove, nel 2010, sono morti nove attivisti durante gli scontri con la marina militare israeliana.

Gli ostacoli.
Con loro, Music For Peace non ha niente a che fare, sebbene anche loro di ostacoli ne ha incontrati, come racconta Rebora dall'Egitto: "Il primo anno rimanemmo bloccati per 31 giorni, mentre l'anno successivo arrivammo in sole 12 ore". Certo, i rivolgimenti politici in Egitto non aiutano, "la situazione è instabile e l'ambasciata in questo momento sconsiglia di muoversi, ma noi siamo a posto con i permessi, anche se ci fanno storie per lo sdoganamento dei containers, in realtà si tratta di materiale che qui è solo in transito. Ora - ha aggiunto Rebora - l'importante per noi è arrivare al confine di Rafah. Lì ce la giochiamo. D'altrocanto siamo perfettamente in regola perché trasportiamo solo medicinali".

Materiale per gli ospedali. Il materiale raccolto dall'associazione è tutto destinato agli ospedali: un ecocardiografo, una sala raggi toracica, una panoramica dentale, defibrillatori, sette ambulanze, una autovettura e centocinquanta tonnellate di generi di prima necessità. Tutti raccolti durante l'anno, sia attraverso un progetto che si svolge nelle scuole, sia attraverso un festival dove per entrare non si paga, ma ci si presenta all'ingresso con del riso o che con una sedia a rotelle usata. "Per noi quello che più conta è la sensibilizzazione, è rendere le persone consapevoli", tiene a precisare Rebora.

L'appoggio alla rete locale di organizzazioni.
L'associazione vanta una grossa rete: "sono le associazioni del posto che ci mandano le liste, indicando quanto serve, quando arriviamo là noi stessi distribuiamo tutto casa per casa, ospedale per ospedale, lavorando a stretto contatto con la gente. Questo ci consente di avere la loro fiducia - dice ancora  Rebora - e ci permettere di vivere con loro, mantenendo sempre il polso della situazione" (il tutto è rigorosamente documentato attraverso le immagini sulla pagina facebook dell'associazione).

Il sesto anno di blocco. La missione si svolge nei giorni in cui il blocco di Gaza compie sei anni, un triste compleanno, dice il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari Umanitari e Coordinatore per gli Aiuti di Emergenza, Valerie Amos, che ricorda: come il blocco abbia avuto "un impatto devastante sulla vita e sul sostentamento di un milione e seicentomila Palestinesi. Più dell'80% delle famiglie dipendono dagli aiuti umanitari e Gaza resta soggetta a severe restrizioni sulle importazioni, le esportazioni e la circolazione delle persone, da terra, dall'aria e dal mare".
 

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